sabato 20 agosto 2016

Moore & Coulthart e... il Crowley perduto!

Dettaglio dell'illustrazione realizzata da John Coulthart.
L'illustrazione completa è visibile qui.

Nei giorni scorsi girovagando sul Web mi sono imbattuto nel sito The Orphan in cui veniva citato un progetto incompiuto, risalente agli anni '90, scritto da Alan Moore e illustrato da John Coulthart, incentrato sulla controversa figura dell'esoterista e scrittore inglese Aleister Crowley
Seppur la faccenda non mi suonasse del tutto nuova, anche considerando che Moore aveva più volte citato Crowley nelle sue opere (basti pensare, tra gli altri, a V for Vendetta, Promethea N. 12 e La Lega degli Straordinari Gentlemen), confesso che non ricordavo d'avere mai visto l'illustrazione realizzata da Coulthart che apriva il pezzo su The Orphan (un dettaglio dell'immagine lo trovate sopra: l'illustrazione completa è visibile qui).
Ho così contattato John Coulthart per saperne di più e Coulthart, con la sua solita e apprezzata gentilezza mi ha prontamente risposto, autorizzandomi alla pubblicazione di quanto segue. 

John Coulthart: Le informazioni pubblicate sul sito sono un po' scarne rispetto alle spiegazioni che inviai a Brendan. Ho recuperato i dettagli scritti al tempo:

    Si tratta di una mia collaborazione con Alan Moore, datata 1996, che poi Alan fu costretto ad abbandonare. La spinta iniziale fu che l'editore Creation Books aveva intenzione di realizzare un'antologia di racconti su Aleister Crowley.
Alan era contento di darmi l'opportunità di illustrarli dal momento che la nostra pianificata collaborazione sul progetto "Yuggoth Cultures" (anche quello per Creation) era naufragata dopo che Alan aveva dimenticato il manoscritto originale su un taxi a Londra. Non ricordo il titolo della storia (devo verificare questo dettaglio), era una stramba frase tratta da "Il Libro della Legge" di Crowley, ma Alan aveva pensato a sette sezioni ognuna delle quali suddivisa in un determinato numero di paragrafi. Non ricordo quale fosse questo numero - derivato da John Dee, credo - ma era alla base dell'intero scritto. Ah, ora ricordo... le sezioni erano sette perché quello è il numero di Babalon, la Donna Scarlatta; Crowley chiamava tutte le sue mogli e amanti Donne Scarlatte per cui ogni sezione avrebbe preso in esame Crowley attraverso vicende legate ad ognuna di queste donne. Realizzammo solo la prima parte, incentrata sulla prima moglie di Crowley, Rose Kelly, e le loro esperienze al Cairo nel 1904. Alan mi prestò i suoi libri di Franz von Bayros dal momento che voleva che lo stile del disegno richiamasse quello che lui definiva "la pornografia frattale" di von Bayros. 
L'immagine è tratta da una fotocopia ridotta di un disegno davvero molto grande realizzato a china che prima d'ora non è stato mai pubblicato da nessun'altra parte. L'illustrazione incorpora numerosi e precisi riferimenti a Crowley. L'originale è così grande che non sono sicuro che sarebbe stata una buona illustrazione poiché molti dettagli sarebbero svaniti [in stampa]. Ma il disegno mi piace anche se manca dell'eleganza dello stile di von Bayros. Questo è il solito problema dei pastiche: spesso si riesce a catturare i dettagli ma si perde l'essenza del lavoro dell'artista originale.

    [...]

    Se hai bisogno di maggiori dettagli sulla storia dal lato di Alan, credo che l'intera opera si sarebbe intitolata "La casa disordinata della Città Vittoriosa", da "Il Libro della Legge" di Crowley. Sette è il numero di Babalon, così come lo è 156. Il 156esimo verso del Libro della Legge (Capitolo III, paragrafo 11) include quella frase. Alan utilizzò il numero 156 come base dell'intera storia al punto da scrivere paragrafi di 156 parole ciascuno. Non ricordo quanti fossero i paragrafi. Si trattava ovviamente di un compito arduo ed è una delle ragioni per cui la storia non fu completata. La parte centrale dell'illustrazione è contenuta entro una griglia composta da 156 quadrati.

    Altro elemento: la sequenza di Rose Kelly è piuttosto disgustosa --- Crowley aggredì la moglie e poi la costrinse a guardare il corpo in decomposizione della loro figlia. Sebbene Alan avesse scritto solo quella sezione mi disse che nelle altre parti le donne sarebbero state trattate meglio, per il loro bene e non per quello di Crowley. L'intenzione era quello di spostare l'attenzione da Crowley alle sue donne che a lui diedero moltissimo ricevendo pochissimo in cambio. Rose Kelly finì in manicomio.

    Da qualche parte, credo, ho ancora il fax o fotocopie del testo anche se è materiale di Alan e, ovviamente, non è nelle mie disponibilità.

Un sentito ringraziamento a John Coulthart per questo piccolo "scoop". Rimando a The Orphan per la visione dell'illustrazione completa.
Rose Kelly e Aleister Crowley.

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