venerdì 31 marzo 2017

LUIGI BERNARDI & Dave Gibbons

Correva l'anno 2008 e, insieme all'amico Antonio Solinas, pubblicammo per Coniglio Editore un agile volumetto dedicato a Dave Gibbons, versione completa e arricchita di un'intervista con l'autore britannico - co-creatore di Watchmen - apparsa in precedenza su Scuola di Fumetto.
Per intercessione - vado a memoria e spero di azzeccare - di Alessio Trabacchini e Laura Scarpa, l'introduzione al libro fu scritta da LUIGI BERNARDI. Ricordo che al tempo rimasi piuttosto sorpreso nel ricevere un simile scritto da un autore e addetto ai lavori così importante e seminale come Bernardi. Devo altresì confessare che, saranno gli anni che passano, fino a pochi giorni fa la mia memoria aveva rimosso qualsiasi traccia del contributo di Bernardi nel quale mi sono "imbattuto" in uno degli innumerevoli, fallimentari tentativi di mettere ordine tra i miei fumetti e le mie varie "produzioni".
Nel seguito potete leggere il prezioso testo di Luigi Bernardi, protagonista assoluto del Fumetto Italiano e mente lucida e brillante: la sua prematura scomparsa, è superfluo rimarcarlo, lascia tuttora un vuoto incolmabile.
Un sentito ringraziamento a Marco Bernardi, figlio di Luigi, per l'autorizzazione alla diffusione e pubblicazione: invito tutti a visitare il sito dell'Associazione Culturale Luigi Bernardi, QUI.

Luigi Bernardi (qui una bella intervista)
GIBBONS E ME

Dave Gibbons… Chissà perché hanno chiesto proprio a me di scrivere la prefazione a un libro dedicato a Dave Gibbons? Forse perché sanno che per colpa sua ho passato almeno un paio di brutti quarti d’ora. E si fa per dire, dato che uno di questi quarti d’ora è durato una buona mezza dozzina di anni.

Un giorno, era il 1989, vedo in anteprima le tavole del primo albo di Give me Liberty che uscirà l’anno dopo e mi dico: lo voglio. Non che Give me Liberty sia l’opera migliore di Dave Gibbons, e neppure di Frank Miller che l’ha scritta, però è un’opera di Frank Miller e Dave Gibbons, due dei più importanti autori di quella stagione fumettistica che verrà ricordata come revisionismo supereroistico. E qui dovrebbe scattare una prima parentesi perché per me, classe 1953, quindici anni nel 1968, ventiquattro nel 77, la parola revisionismo ha sempre avuto una connotazione negativa, legata com’era ai reiterati scambi di accuse che rimbalzavano come una pallina impazzita all’interno del mondo della sinistra. Va da sé che le parole possono cambiare valenza a seconda di chi le usa, però ho sempre pensato che quella dei supereroi operata principalmente da Miller e Alan Moore sia una revisione, non un revisionismo. Ma va altrettanto da sé che la lingua che si parla nel mondo del fumetto non sempre è ispirata ai criteri della correttezza semantica, e spesso è solo il frutto di una veloce e imperfetta traduzione di termini anglosassoni. Fine della parentesi.
Insomma, Give me Liberty mi affascina e io mi dico che lo voglio. Voglio i diritti per poterlo pubblicare in Italia, con Granata Press, la casa editrice di cui sto imbastendo la nascita. Di più, Give me Liberty intendo utilizzarlo come grimaldello per aprire una nuova stagione delle riviste di fumetto: Give me Liberty dovrà essere per la nascente «Nova Express» quello che il ritorno de Lo Sconosciuto di Magnus e Rapsodia ungherese di Giardino erano stati per «Orient Express». Trovo chi detiene i diritti per l’Europa, un paio di simpatici e giovani francesi fra cui il figlio di Jean Patrick Manchette, uno dei miei scrittori preferiti. Hanno costituito una casa editrice a Parigi, l’hanno chiamata Zenda e stanno pubblicando una bellissima versione di Watchmen in sei grandi albi cartonati, tradotti proprio da Manchette. Con i Zenda siamo quasi coetanei, la pensiamo spesso nello stesso modo, diventiamo amici e forse è proprio per questa che la mia offerta per Give me Liberty è preferita a quella di Rizzoli, che vorrebbe pubblicare la storia di Miller e Gibbons sulle pagine di «Corto Maltese».
Per farla breve, tanto ormai l’ho fatta troppo lunga. Compro i diritti di Give me Liberty, pubblico la storia su «Nova Express» e capisco abbastanza presto che ho sbagliato tutto: il format delle riviste non è un format per gli anni novanta e Granata Press soffre non poco per questa falsa partenza. Se non avessi visto Give me Liberty e non mi fossi incantato davanti alle sue tavole, forse la storia dell’editoria italiana di fumetti sarebbe andata in modo diverso. Di sicuro non avrei litigato con Magnus.
Anche questa è una storia da raccontare. Mi chiama un giorno, Magnus, lo fa spesso ma quel giorno ha un tono diverso. È imbufalito: ha visto il nuovo numero di «Nova Express» e ce l’ha con quel disegnatore che ha usato un’intera pagina per abbozzare lo scontro fra un’aquila e una pantera. Il disegnatore è Dave Gibbons e la pagina in questione è la quintultima del secondo albo. Magnus spara a zero contro Gibbons, lo insulta proprio. A me verrebbe da difenderlo ma me ne sto zitto: conosco Magnus e so che quando si arrabbia perde il filo della ragione ed è inutile mettersi a discutere. C’è da aggiungere che il giorno dopo mi richiama e ammette di avere forse esagerato, però intanto io, “per colpa” di Dave Gibbons mi sono dovuto sorbire una delle sue sfuriate storiche: non è stata la prima, per fortuna sarà l’ultima.
Mi chiedo: non sarà che mi hanno chiesto di scrivere la prefazione a questo libro solo per raccontare le due storie che ho raccontato e posso chiudere qui, tanto più che ho anche raggiunto il numero minimo di battute richiesto?
Copertina per l'edizione francese di Watchmen,
Lasciatemi dire un’altra cosa: Dave Gibbons mi piace. Mi piace il taglio classico del suo disegno, sempre preciso, mai svolazzante, mai fine a se stesso: davvero un disegno al servizio della storia che deve raccontare. Senza il rigore di questo taglio classico forse neppure Watchmen avrebbe raggiunto il successo planetario che ha avuto. Fra parentesi: Alan Moore è un grande scrittore, magari un tantinello sopravvalutano dai suoi devoti e innumerevoli fan, ma di sicuro un grande scrittore. Con un vizio: spesso non sa scegliersi i disegnatori, compromettendo almeno in parte l’impatto delle sue storie. Prendendo Dave Gibbons per Watchmen ha fatto la scelta migliore che potesse fare e infatti quella saga è diventata un classico e ha tuttora un impatto fortissimo sul pubblico. Merito di Alan Moore che ha scritto una storia irripetibile, ma merito anche di Dave Gibbons e dello spirito di servizio insito nella sua umiltà artigiana.

Sipario, ora lo spettacolo può cominciare.

Luigi Bernardi

1 commento:

CREPASCOLO ha detto...

Tutto molto interessante direbbe il Rovazzi idolo di Crepascolino. Non posso chiedere uteriori dettagli ai signori Bernardi e Raviola - mi chiedo se Alan avrebbe qualche suggerimento sui metodi per comunicare con loro - ma mi piacerebbe tanto sapere se agli occhi di Magnus il tratto di Dave non abbia ricordato la sintesi dello Zaniboni di Diabolik qualche volta contrapposto alla recitazione carica ed alla deriva caricaturale di Kriminal e Satanik.
Non sono così convinto che il Moore non sappia scegliersi i disegnatori - la impronta degli ex studenti della Joe Kubert School ha talmente caratterizzato lo Swamp Thing degli anni ottanta che dieci anni dopo Morrison/Millar ed Hester si sono sentiti in dovere di citare gli svolazzi di Bissette, Totleben e Veitch - ma penso anche io che Watchmen aveva bisogno del tratto di un Gibbons per entrare nel cuore dei fans.

Il mondo sa che Morrison conosce Diabolik ( citato nella sua creazione x gli X-Men Fantomex ndr ). Pensa se anche Alan incappasse nel tratto degli Zaniboni sr e jr e si innamorasse del formato tascabile! Cosa può ricavare il Bardo di Northampton da 120 paginette a due vignette ? Mm